Ho lasciato la città per qualche mese ed ora mi trovo completamente immerso nella natura, quella che mostra tutta la sua grandezza e potenza e fa sentiere l’uomo picolo e disarmato, quella che a tratti fa paura e allo stesso tempo lascia un senso di meraviglia da allargare il respiro. Sono nella missione di Chikowa, nella parte est dello Zambia, al confine con il Lwanga National Park, nella Lwanga Valley. I miei occi sono disorientati, ci vuole tempo per abbracciare con lo sguardo tutti questi colori primordiali. È tutto grande, cielo e terra. Ci vuole tempo per rieducare gli occhi all’antica bellezza, compagna quasi sconosciuta per molti sui figli orfani di madre ancora viva. Questa è un’altro tipo di esperienza, lontano dal degrado degli slums, delle grandi concentrazioni di urbane, qui gli spazi ci sono e sono immensi, grandi e lontani dalla città. La mia esperianza mi ha portato a “lavorare” in una scuola tecnica, Chikowa Youth Development Centre dove si preparano giovani in ambiti quali agricoltura, falegnameria e edilizia. All’inizio mi sono chiesto cosa potevo fare e cosa potevo dare io in questo ambito che non conosco, insomma voglio dire, non sono un muratore, non sono un falegname e nemmeno un agricoltore, cosa ci faccio qui?! Fortunatamente nella scuola gestita da fratelli missionari comboniani, si insegnano materie come formazione umana e tecniche di comunicazione e li mi sono buttato. Mi è stata data sostanzialmente carta bianca e mi sono concentrato sul lato sociale del college, riorganizzare i vari clubs già esistenti ma per vari motivi non funzionanti, come la band, il coro, il teatro e la stampa. Le potenzialità erano già tutte li, inespresse ma c’erano, si trattava solamente di motivare quei 67 ragazzi e ragazze tra i 20 e i 30 anni e di iniziare a colorare di entusiasmo nuovo la vita del college. Posso dire che qui ho utilizzato in modo creativo le competenze apprese all’università …ho fatto l’educatore/animatore insomma. Tutto a funzionato benissimo, ho dovuto solo dare loro il tempo di conoscermi e di fidarsi un pò di me, di prendere confidenza con questa strana figura di fratello missionario comboniano con barba, capelli lunghi e tatuaggi, ma adesso posso dire che ha funzionato. I clubs funzionano ed in due mesi hanno organizzato tre serate di intrattenimento con danze tradizionali, canzoni e spettacoli teatrali. Hanno anche organizzato un momento di preghiera ecumenica, visto che i ragazzi del college appartengono a diverse denominazioni cristiane. Abbiamo messo in piedi un commitato dei vari leadere dei clubs che si incontrano regolarmente per organizzare gli eventi del college, in questo modo si risparmia tempo e la comunicazione è più efficace. Uno dei gioielli di questi due mesi è stata l’uscuta del primo numero del magazine del college; “The Spark of Chikowa”. Qui si è dovuto sudare un pò in quanto, non solo mancavano alcune competenze di base per impaginare il magazine ma c’era un vento ostile che scoraggiava i membri del gruppo, del tipo: “si ma non ce la faranno mai! Sono due anni che dicono, dicono ma poi non concludono nulla! ecc, anche tra chi avrebbe dovuto incoraggiarli. Bene, dopo 6 settimane, una serie di meeting con il press club, serate passate davanti a computer tutti insieme e giorni in giro per i villagi a raccogliere informazioni, il primo magazine della storia del college è uscito. Naturalmente ci sono ancora quelli che che gufano e cercano di demotivare il gruppo, ma adesso i ragazzi sanno che ce la possono fare, sanno che possono fare la differenza e dare il loro prezioso contributo alla vita del college. Sono state stampate una settantina di copie e si sono dati da fare per venderle. Il loro impegno è la più bella soddisfazione che si possa desierare. Nelle prime tre settimane ci è stato chiesto di prendere delle ore di lezione per organizzare un laboratorio sull’Enneagramma, un approccio di autoconoscenza legato alla formazione umana. Sono state due settimane intense, la prima settimana abbiamo tenuto questo laboratorio con gli studenti del secondo anno, e la seconda settimana con quelli del primo. È stao bellissimo vedere il cambio di atteggiamento degli studenti durante questo workshop. All’inizio erano esageratamente svogliati, per non dire contrari a partecipare, ma all’ultimo giorno ci hanno chiesto un ulteriore giorno per approfondire delle tematiche e più materiale da poter consultare. Loro hanno detto che è stato utile…speriamo. Con 5 ragazze abbiamo creato il gruppo che si occupa di organizzare dei “cine-forum” in cui si è proposto un modo altro di guardare i film, trattando tematiche specifiche con distribuzione di materiale e dibattito sul tema scelto. Il primo film è stato Bordertown con Jennifer Lopez e Antonio Banderas e abbiamo approfondito la tematica sulla violenza nei confronti delle donne nel mondo, con dati UN e esempi locali di maltramenti e abusi. Ci sono idee nuove, voglia di fare e progetti da reaizzare, uno su tutti è la creazione di un video che presenti e promuova la scuola, una sorta di documentario. Anche qui abbiamo raccolto del materiale, video delle attività nei campi, in falegnameria e nei laboratori di stesura dei mattoni, in cui i ragazzi sono i protagonisti narratori del viedo attraverso interviste e spiegazioni. Il materiale è pronto, ora il compito consiste nel montaggio e nella scelta di musiche e testi da inserire. Potrei raccontare ancora un sacco di cose, come la partecipazione alla fiera distrettuale e provinciale sull’agricoltura in cui, in entrambi i casi, abbiamo vinto ilprimo premio come migliore istituzione in ambito di sviluppo sostenibile, ma finisco qui, contento di essere stato presente a questa trasformazione, contento di aver ricevuto il dono migliore: la relazione con questi 67 ragazzi e ragazze. Ora ho altri due mesi che mi aspettano nel bush, ovvero nella savana senza luce, macchina, acqua, docce, bagni e altri confort. Vivrò nei villaggi, tra la gente di questa terra così bella…. Ancora una volta sarà qualcosa di completamente diverso.