La sala consiliare del comune di Besate non è molto grossa, terrà una sessantina di persone. Era comunque piena. L’incontro organizzato dall’associazione culturale AltroveQui, ha confermato un nostro sospetto: quando una persona vede una ragazza africana sul ciglio di una strada di periferia, non sa cosa ci sta dietro. Isoke Aikpitanyi e K…. (per non rivelare il nome la chiameremo K….) hanno raccontato ciò che sono state costrette a vivere nei loro anni di schiavitù sulla strada. Storie finite bene le loro, ma quante sono quelle che finiscono male?
Sappiamo che circa 500 ragazze nigeriane hanno perso la vita negli ultimi 15 anni sulle strade italiane. L’ultima risale al 26 settembre, trovata morta nel fiume Agogna nei pressi di Novara. Si chiamava Joy. Sono tantissime, come sono tante quelle che ancora devono subire violenza ogni giorno e ogni notte. K…. parla con emozione, in sala, il marito ascolta con le lacrime agli occhi, mentre sente il suo sforzo di colorare il suo dolore con suono italiano. È la prima volta che parla in pubblico, che ci mette la faccia, e gli auditori lo sanno e sembrano riconoscerlo, ricambiando con silenzioso rispetto, quello di chi sa di essere testimone di un segreto mai detto in pubblico. Isoke, le sta vicino, le tiene la mano come una sorella maggiore, l’unica dentro la sala a riconoscere per nome quel dolore. C’è sintonia tra le due donne, una sorta di respiro comune che da ossigeno a quattro polmoni in una boccata sola. Isoke l’accompagna spezzando dolcemente il ritmo incalzante di parole che vogliono uscire dalla bocca di K… tutte insieme, provocando un fiato grosso. Le da il ritmo per farla respirare. Nella sala si era creato un clima di condivisione, di confidenza, come se ci si conoscesse da tempo.
La gente interveniva con la stessa naturalezza con cui si interviene a tavola durante una festa. Io, dopo aver parlato ho ascoltato, ma più che altro ho osservato quella bellezza ritornata, strappata al buio di una strada, che mi brillava di fianco dandomi la sensazione di un caldo primaverile accarezzato in faccia. Le persone, chiedevano, commentavano, si stupivano e, forse per un attimo, si sono resi conto della straordinarietà di quell’evento, di quelle ore passate insieme. Isoke e K…, due storie che aprono gli occhi e chiamano ad aprire la bocca per raccontare ciò che accade. Due belle vite che ci ricordano che la cosa più preziosa che possediamo è la nostra umanità, la nostra sensibilità, la nostra voglia di partecipare dando il nostro contributo per ridare bellezza alla vita. Grazie Isoke e grazie K…