Stavo per entrare in chiesa, quando ho ricevuto una notizia importante.
Le parole sentite al telefono mi risuonavano in testa e mi distraevano. Ero in chiesa, ma non ho sentito una parola di quello che è stato detto.
È la mia domenica delle palme. Non l’ho mai vissuta in questo modo, ma non mi è dispiaciuto, perché mi ha obbligato a pensare un po’ di più. È la domenica della falsa gloria, delle banderuole che cambiano direzione con un colpo di vento. È la domenica di chi prima beatifica e dopo ammazza. In realtà in questa domenica si festeggia la codardia umana a nostra insaputa. È la domenica dell’incoerenza. Siamo tutti in processione, con ulivi e palme che sventolano come bandiere, con la stessa passione con cui dei tifosi escono dallo stadio dopo una vittoria. A volte non c’è differenza tra tifosi e credenti.
Cosa c’è da gioire? Ci viene spiattellata in faccia la vigliaccheria umana e noi siamo contenti.
Il racconto del vangelo denuncia al tribunale della nostra coscienza la mancanza di una morale di fondo, e noi, in tutta risposta, alziamo al cielo la nostra vergogna come qualcosa di cui vantarsi. La domenica delle palme è la denuncia dell’ipocrisia umana.
L’umano è anche questo; incapacità di prendere posizione.
Gaber, nel monologo, “la paura” dice: “non si è mai abbastanza coraggiosi da diventare vigliacchi definitivamente”. È quell’audacia di meno a far cambiare le rotte. La paura è una pessima guida. Anche la mancanza di pensiero conforma il singolo, e alla fine, succede che una massa, una folla, prima esulta alla vista dell’eroe, e qualche giorno dopo, fatto criminale, gli ringhia addosso la morte con schiuma d’odio alla bocca. È l’assenza di pensiero su cui poggiare ciò in cui si crede ad essere omicida. Così, altri pensano per noi, e non resta che eseguire ciecamente ciò che non comprendiamo per pigrizia o paura. Conformismo per paura di essere se stessi. Paura e mancanza di pensiero sono il motore trascinante delle folle. Questa domenica sussurra all’orecchio, che forse è meglio posare atterra ulivi, palme, bandiere, stendardi e qualsiasi cosa sventoli al cielo, per cominciare a prendere in mano il timone che permette di avere una direzione propria nonostante il vento. È la domenica dell’incoerenza che strattona a pensare e capire verso dove si muovono i passi e perché. Questa domenica di sole, qui a Lusaka, mi chiede di saper decidere, di prendere una posizione. Pensare, discernere, decidere per poi poter dar ragione della scelta fatta. Le ragioni della scelta non le devo dare almondo, novanta su cento non le capirebbe, le devo dare a me stesso. È necessario riflettere per capire devo perché soffrire e gioire per una scelta fatta.
La domenica delle palme dovrebbe essere in realtà la domenica del pensiero critico, per evirate di conformarmi alle correnti della folla, per evitare di essere solo una bandiera al vento che prima ammira un eroe e dopo ne sparge il sangue.