“Vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie…”. (Gv 6, 23.)
C’è un grazie che precede l’azione. Solitamente, si dice grazie dopo aver ottenuto un qualsiasi favore, per segno di apprezzamento o solo per buona educazione. Grazie! Il Fantasista di Nazareth fa il contrario; prima ringrazia e poi le cose succedono. “Vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie…”. Il grazie, precede l’azione semplicemente perché non è una parola, bensì un’attitudine. Vivere con il cuore pieno di gratitudine significa avere una speranza che anticipa la felicità. Significa avere un’anima che apre squarci di bellezza nella fatica e nel buio di una vita. Una costante gratitudine nascosta, ingrediente invisibile per vivere una vita felice. È il profumo inconfondibile della bellezza di vivere, contro l’odore stagnante del “mal di vivere”. Non “bella vita” ma “il bello di vivere” nonostante tutto. La gratitudine ha radici profonde, c’è ancora prima che si veda, che esca dalla terra come un filo d’erba. Mi immagino un Dio benedire con queste parole: ti auguro di riuscire a ringraziare prima di ricevere o appena prima che le cose accadano. È il grazie che precede il miracolo.