E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte, e si mise a rimproverarlo. Ma egli,voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: “Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. (Mc 8,31-33)
Comunque Marco non elogia, e aggiunge parole che sconfortano: anziani, sacerdoti e scribi, si attivano per fare cessare la vita di un uomo, sono contro la vita. È grave quello che dice il Nomade di Nazareth: Gli ANZIANI: rappresentano la tradizione, gli usi e costumi di un popolo. I SACERDOTI: rappresentano l’istituzione, la gerarchia, coloro che hanno privilegi per il solo fatto di appartenere a quell’impianto malato, ben strutturato e riconosciuto. Gli SCRIBI: ovvero i professoroni, che rappresentano la conoscenza, chi sa come funzionano le cose o presumono di saperlo. Quindi la tradizione, la gerarchia e il sapere, sono contro la vita di Gesù. Perché? Non per il fatto che siano nocive in sé (tra tutte la più pericolosa a mio avviso è la gerarchia), ma perché sono ad esclusivo servizio di sé stesse e non della vita. Servono a conservarsi e riaffermarsi, quindi non solo sono inutili, sono dannose, sono contro la vita della gente. È la gente che subisce e paga il prezzo di questa avidità d’esistere, e poiché il Falegname di Nazareth è parte della gente, è voce della gente, è uomo a tutto tondo, automaticamente è la sua vita ad essere a rischio. A Pietro le sue parole non vanno, e si mette a correggerlo. Il modo suo schietto, il suo parlare apertamente, destabilizzano il pescatore galileo. Sono parole che danno fastidio, che stordiscono, che tolgono la terra da sotto i piedi. La Parola di libertà provoca paura in Pietro, e si sa che a volte, chi ha paura non scappa, bensì attacca. Tenta di difendere sé stesso, ciò in cui ha sempre creduto, perché è anche l’unica cosa che ha visto e conosciuto nella sua vita da pescatore. Quel misto corrotto di tradizione, gerarchia e sapere, è la sola chiave interpretativa che Pietro ha per dare senso alla sua esistenza, al di fuori di quella si sente perso e ha paura. E allora cosa fa? Difende il male. “No, non dirlo nemmeno per scherzo!, Così sgretoli i miei valori, il mio sistema di comprensione. Così infanghi le mie tradizioni, il nome dei miei antenati, le regole che governano il mio mondo. Così butti tra i rifiuti il mio sapere”. Certo, questa è una speculazione, perché Marco non chiarisce quali siano le parole di Pietro e neppure su cosa lo riprende, ma comunque sottolinea il rimprovero. Qui il Fantasista di Nazareth fa un gesto apparentemente strano. Sembra fermarsi, stare un attimo in silenzio, si volta e guarda delle persone che stanno dietro, forse a qualche metro da lui. Perché si è girato? Ciò che Pietro gli ha detto, ha un certo appeal, e Gesù rischia forse di conformarsi a questa mentalità del: “si va beh ma tanto è così”. Tradizione, gerarchia e sapere rischiano di essere considerate unico sistema possibile. C’è il pericolo di trovarsi annichiliti da questo potere egoistico. “Cosa vuoi che faccia contro questo impianto radicato e spropositatamente grosso?” Il rischio, è quello dell’accettazione e della rassegnazione. È una reazione umana, e siccome Gesù è uomo non ne è esente. Il suo gesto è spiazzante: si gira indietro. L’azione di voltarsi può rappresentare una sorta di ricerca nel passato. La ricerca di un evento, di qualcosa che è avvenuto e può essere determinante per il suo presente. Una volta giratosi Gesù compie la seconda azione; guarda i discepoli, ovvero guarda della gente. La gente rappresenta il punto focale della sua promessa, un evento passato che ha potere sul presente e sul futuro. La sua promessa di dare la vita per l’uomo, di essere per l’uomo, di spendere ogni energia perché l’essere umano possa vivere un’esistenza degna di tale nome, è lì, a pochi metri e ne può risentire il profumo. La gente è ciò che ricorda a Gesù la sua promessa, il senso della sua vita, il senso del suo essere uomo. Vede l’essere umano, “l’essere promessa”, e si ritrova. È per questa creatura che vivo e respiro. Li guarda e vede il senso della sua vita trapassargli la memoria e aprirgli i polmoni. Sente vita e reagisce. “torna dietro falsa seduzione che rapisci le volontà e assopisci gli entusiasmi disumanizzando subdolamente. Ho promesso d’essere uomo e di promuoverne la dignità. Ho promesso di riconoscerlo sempre. Torna dietro paura, non sarai tu a guidarmi, ma io guiderò te. Stai dietro paura, che pur restando, camminerò ugualmente verso la mia promessa”. La fede è questo: non è un antidoto per far passare la paura umana, bensì ciò che permette di continuare nonostante la paura. Coraggio non è non avere paura, ma agire nonostante questa.