Flex! Con quel il tuo accento americano troppo forzato per venire dal compound di Bauleni. Hai sposato una moglie che non ti ha lasciato nemmeno il tempo per il lutto. Non è un anno che è morta vero Flex? Ti ha lasciato giusto il tempo necessario di soffrire da solo nel ghetto. Ghetto! Una parola che ti piace vero?! Tu questa filosofia l’hai sposata in pieno, come il resto dei tuoi amici che oggi ti hanno appoggiato là, a qualche metro dalla strada. Sai, qualcuno di loro piangeva, altri, ubriachi e fatti come gli hai lasciati, si lanciavano in qualche commento a voce alta, per strappare una risata in un momento opportuno come un cane in chiesa. La tua famiglia, quella errante del ghetto ti ha accompagnato, stretti attorno a te, a quell’amico che non hanno potuto più difendere. Non si sono potuti organizzare con facce brutte, pronti a far rissa contro chi ti minacciava. Non hanno nemmeno potuto fare una colletta per strapparti fuori dalla tua situazione come quando tirate fuori uno dei vostri dalla prigione.
Non hanno potuto fare niente. Io ero vicinissimo, li vedevo e ti vedevo, per l’ultima volta insieme, ma ho un presentimento Flex; non starai solo a lungo. Qualcuno di loro ti seguirà, magari presto. Oggi avevi una faccia seria. Non ti avevo mai visto con gli occhi chiusi, così, come non ti avevo mai visto così elegante. Devi aver pensato ad un grande evento, come il tuo primo appuntamento con quella che sarebbe stata poi tua moglie. Ah, ho capito Flex, ti sei messo tirato, perché sapevi che oggi l’avresti incontrata ancora. C’erano anche i fiori, e sono sicuro che hai fatto colpo su di lei. Le hai mai regalato dei fiori Flex? Non mi dire che oggi è stata la pima volta? L’avrai sorpresa! Comunque Flex, il pizzetto ti stava bene. Eri proprio un figo man!
Ti dico una cosa curiosa: oggi erano tutti in ritardo, anch’io. Persino tua figlia! Abbiamo fatto la strada insieme, io con la mia felpa azzurra e Ndi-Ndi legata dietro la schiena di tua suocera. È bellissima! Non tua suocera eh, tua figlia intendo! La guardavo e lei mi guardava e mi sforzavo di vedere una piccola “Flex” in lei, una parvenza di somiglianza, ma non ce l’ho fatta. Scusami. Però, ogni volta che la vedrò mi verrai in mente e mi ricorderò di questo giorno, quando l’innocenza di una bimba di due anni veniva tatuata con una parola che porterà per tutta la vita: orfana. Comunque, ti dicevo che erano tutti in ritardo, non so perché… anche i tuoi amici, quelli del ghetto. L’unico puntuale sei stato tu. A questo appuntamento non potevi mancare.
Ventiquattro anni Flex. Sono un po’ pochini, ma poi mi sono guardato in giro, e ho visto che i tuoi nuovi vicini, hanno bene o male la tua età. Però, non mi avete convinto lo stesso, continuo a pensare e credere che ventiquattro anni siano pochi. Il fatto che siate in tanti non mi fa cambiare idea. Seguendo l’impulso e le emozioni del momento ti vorrei promettere delle cose che probabilmente non sarei capace di mantenere. È la tua Ndi-ndi il centro propulsore delle mie emozioni e della voglia d’agire. Mi vengono in mente cose strane, come prenderla con me, farla crescere come fosse mia figlia, farla studiare, garantirle un futuro sicuro. Sai, tutte queste cose da megalomane dette quando il fuoco di paglia è all’apice della sua fiamma, cose pronunciate di cui mi vergono anche un po’, tipo: di qualsiasi cosa avrà bisogno io ci sono e ci sarò sempre per lei, oppure; non la lascerò mai, eccetera eccetera. Tu saresti contento, ma il padre sei tu e non io. E sai perché non lo farò Flex? Perché succederà ancora. Ci sarà un’altra storia da raccontare come la tua, finita al primo atto, come una partita sospesa nel primo tempo, e altre Ndi-Ndi a cui dover dire ancora l’ennesima bugia: non la lascerò mai… ci sarò sempre, e vai con la litania delle frasi da fine vacanze e da reality show.
Oggi non ti prometto nulla, anche se lo farei. Siamo amici Flex e non ti ho mai giudicato e non lo farò certo adesso, ma lascia che ti dica una cosa. A Milano diciamo: ascolta un pistola!: avresti potuto restare un po’ di più. Non lo dico per giudicare, lo dico perché mancherai a tante persone, a tua figlia soprattutto. Te lo dico perché mi mancherai.
Ciao Flex, ci vediamo la prossima volta che incontrerò Ndi-Ndi.
Tizaonana Flex
Your bro
Diego Mwanza