E la pioggia ritorna, inaugurando ancora una volta la “rain season”.
Il profumo delle prime gocce sulla terra polverosa si divincola nelle pieghe più sottili e profonde, sino ad arrivare la, dove riposano i ricordi dell’infanzia.
Il cielo si apre sopra Lusaka, bagnando palazzi addormentati al sole giallo del mese più caldo dell’anno. La terra ha sete, ma non sa bere i primi sorsi d’acqua. La madre delle madri si ritrova di colpo bambina, costretta ad imparare ancora una volta a ricevere dalla mano del cielo, cucchiai di nuvole gonfie d’acqua.
Piove su Lusaka, piove su quarantanove anni di storia, su bandiere di colori vivi e aquile fiere con ali spiegate. Piove sui ricordi di una Rodesia che non c’è più, e piove, come pioveva nel 1964, su Kaunda, sulla sua guerra vinta contro i soldati della corona.
Piove su i “freedom fighters” che hanno combattuto per l’indipendenza e piove sul sangue indelebile che ha liberato un popolo. Una pioggia che non cancella la traccia.
Piove sui ricchi e piove su chi vive di stenti, sui giardini con piscina delle zone residenziali e sulle strade di fango dei compound.
Piove sulla gente che festeggia una libertà lontana e piove su gente schiava del proprio martello costretta a spaccare sassi per campare, su chi non conosce festa. Piove su un sistema economico che fa già acqua di suo, e piove su tasche asciutte come occhi di chi non ha più lacrima da piangere. Piove sui Ghetto Angels, un gruppo di giovani volontari di Bauleni, che camminano su strade scivolose, per portare la loro presenza bagnata nelle vite di chi fa più fatica, tra migliaia di gente che sopravvive.
Piove sulle loro teste, piene di preoccupazioni e pensieri. Piove sui loro sogni giovani e straordinariamente fragili, piove sulla bellezza nascosta come seme nella terra, pronta a spuntare tra rovine di cemento. Sono fiori ostinati, pronti a germogliare nel nero dell’asfalto umido e caldo. Piove sulla resistenza di chi pretende il suo pezzo di bellezza nonostante l’inferno attorno, e piove anche su chi l’inferno lo crea e lo nutre.
Piove sui palazzi del business globale e sui mercati colorati, piove sul mondo della cooperazione, su chi ci crede e su chi specula e vive sulla pelle di chi è reso povero e mantenuto tale per far funzionare il giocattolo degli aiuti.
Piove sullo Zambia e la sua gente, piove come ha sempre piovuto il 24 ottobre, facendo cadere ancora oggi sulla testa della gente, gocce di speranza e di libertà per tutti nessuno escluso. Piove in questo giorno dell’indipendenza, e come una benedizione, ancora una volta apre il cielo e disseta la terra. Succede anche oggi, a distanza di anni, scende la pioggia dell’indipendenza: l’Independence rain.