“Aiutiamoli a casa loro”, questa frase fa problema perché nasconde ipocrisia e autoassoluzione. Non serve una laurea in cooperazione per accorgersi della differenza tra progetti di “emergenza” e quelli di “sviluppo”. L’emergenza piace particolarmente, soprattutto sotto Natale. Risponde al bisogno di sentirsi utili e buoni, e anche di sapere che c’è qualcuno più sfigato di noi. È quella che muove rapidamente quantità di fondi da “Nord verso Sud” per poi a Nord tornare. Lo sviluppo assomiglia maggiormente a quel “aiutiamoli a casa loro” che a volte si trasforma in “aiutateli a casa loro”, delegando ad altri un impegno che tocca a noi. Purtroppo spessissimo, anche in questo caso, i fondi vanno da Nord a Sud per poi tornare da dove sono arrivati. Comunque “aiutiamoli a casa loro”. Quando si pronuncia questa frase, che “usciamo” a ogni discussione trasversale, dalla sciura Maria al mercato rionale, ai dibattiti pseudopolitici al bar o in parlamento, stiamo parlando strettamente di sviluppo e non d’emergenza, ma qui incontriamo la contraddizione dell’umana esistenza. Se capita uno Tsunami, (emergenza), spruzziamo sms carichi di euro, perché in fondo ci piace agire di pancia. Non importa saperne l’utilizzo, conta rispondere al bisogno di utilità sociale a basso coinvolgimento. Se invece, è proposto il finanziamento di una caffetteria, gelateria e ristorante in una capitale africana come Lusaka (sviluppo), non solo non doniamo, ma critichiamo pure: “…ma con tutti i problemi che c’hanno, guarda te se devo dare i soldi al primo pistola che se ne esce con l’idea di aprire un ristorante in Zambia!”. Gli stereotipi nascosti dentro le nostre coscienze sedate, si annidano proprio dove non vogliamo fare pulizia, perché in fondo, l’Africa è l’Africa, e cosa ci fa una pasticceria laggiù? Mica è Milano. Sì, perché nel nostro immaginario, nello Zambia non è il 2017 e non ha diritto a gelaterie, ristoranti, cinema, fast-food, discoteche, pub, pizzerie, internet, smatphone,… no, quella è “casa nostra”. In Africa fa caldo, si va a piedi nudi, non c’è l’acqua, si muore di fame, hanno il ritmo nel sangue, non hanno niente però sorridono, i leoni ti mangiano e i serpenti ti mordono, le stelle si possono toccare, ci sono tramonti indimenticabili e credono ancora negli stregoni. Questa è l’Africa che vogliamo, “la mia Africa”, poi c’è la tua, la sua e quella di quell’altro ancora. Resta esclusa l’Africa per com’è, come quell’Italia intrappolata tra spaghetti, pizza, mandolino, mafia e “volemocebbene”. Mettiamocela via, perché lo sviluppo è esattamente quel “aiutiamoli a casa loro” che va tanto di moda quando parliamo di immigrati in Italia. Una pasticceria in Zambia crea posti di lavoro, offre formazione professionale perché s’impara un mestiere, nel nostro caso genera fondi per sostenere l’associazione senza dipendere continuamente da donazioni, da valore aggiunto alla città in cui è avviata l’attività, e soprattutto aiuta la gente a non emigrare per una vita migliore. Nella frase “aiutiamoli a casa loro” c’è un errore di valutazione che ci esclude dalla vicenda. Illusione ottica! Casa loro è quella devastata dall’economia globale, che tra l’altro tiene in bilico anche casa nostra, e di conseguenza il fiume umano attraversa il mare per cercare una pasticceria, una gelateria o un ristorante in cui lavorare, imparare un mestiere e avere uno stipendio. Non essendocene abbastanza per assumerli tutti, la maggior parte resta per facendo tutto quello che faremmo anche noi per sopravvivere, e poiché quel tutto genera insicurezza sociale e degrado, diventa problema che ci coinvolge.Ci siamo in mezzo. Sarebbe più corretto dire: “aiutiamoci a casa loro”. Oggi, a distanza di un anno, abbiamo ancora il coraggio di chiedervi una mano per implementare LA BOTTEGA, la nostra caffetteria, ristorante e pasticceria italiana a Lusaka, per offrire ancora più posti di lavoro (attualmente abbiamo assunto 10 persone), offrire formazione professionale, generare fondi per sostenere la In&out of the Ghetto e aggiungere del bello alla città. Abbiamo il sogno di ampliare i nostri servizi, aggiungendo la pizzeria con forno a legna e gelateria, che sommati alla caffetteria, pasticceria e ristorante renderebbe più completa la gamma di prodotti artigianali italiani da offrire alla clientela. Tutto questo è sviluppo e ha un fine unico: aiutarci a casa loro.
per aiutarci: http://www.inandoutoftheghetto.org/italia/dona/
causale La Bottega
Grazieeeeeeeee!!!!