13. Ora, venuto Gesù nelle parti di Cesaréa di Filippo, interrogava i suoi discepoli dicendo: “Chi dicono gli uomini che sia il Figlio dell’uomo?”. 14. Ora, essi dissero: “Alcuni Giovanni il Battista, ma altri Elia, altri poi Geremia o uno dei profeti”. 15. Dice loro: “Ma voi chi dite che io sia?”. 16. Rispondendo Simon Pietro disse: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. (Mt. 16,13-16)
Chi è Dio per me? Questa è una domanda difficile e sinceramente non so se esiste una risposta esaustiva. E’ una domanda che mi viene posta partendo dal vangelo della comunità di Matteo 16, 13-16, dove Gesù di Nazareth chiede alla sua banda di disperati: “chi dicono gli uomini che sia il figlio dell’uomo?”. Gesù ascolta quello che i discepoli elencano, perchè solo di una sorta di elenco si tratta, parole vuote, generali: “uno dei profeti”. Sono parole vecchie, già usate, già apparse: “ Geremia, Elia, Giovanni il battista”. Sono parole morte. Elencano nomi di persone che sono morte, che hanno terminato il loro pellegrinaggio sulla terra. Non c’è il coraggio di credere nella vita, nella cosa viva, nel “Dio Vivificante”. Cercano tra i ricordi cose morte, perchè sono le sole a cui la loro mente sa arrivare. Sperano dalla morte, e quindi le loro speranze sono morte. Sono privi di speranza. Come dice Barban: “si accontentano del cadavere invece di cercare il risorto”, come le donne al sepolcro che chiedono: “ridammi il corpo del mio Signore”, e non cercano il Signore vivo”. C’è la speranza di ritrovare solo un morto, non un risorto. Dov’è la buona novella, la novità? Poi passa alla seconda domanda: “ma voi chi dite che io sia?”. Questa è una domanda difficile, ma più circoscritta di quella che è stata presentata ieri durante una conferenza: Chi è Dio per te Diego? Perchè è più precisa? Semplicemente per il fatto che Gesù il Nazareno, chiede ai suoi discepoli chi Lui e’ secondo loro. Chi è Gesù e non chi è Dio. Apparentemente può sembrare la stessa cosa: Gesù è Dio. Può essere vero per chi crede, ma comunque non è abbastanza, e non è del tutto corretto. Gesù è tutto quello che conosciamo di Dio. Gesù spiega una parte di Dio e rispondere alla domanda: “chi è Gesù per me” non è la stessa cosa che rispondere alla domanda : “chi è Dio per me”. E’ il concetto trinitario stesso a farci arrivare a questo. Dio è trino e uno e rispondere alla domanda chi è Dio per me presuppone di aver trovato già una risposta su chi è il Padre per me, chi è il Figlio e chi è lo Spirito Santo. Il Figlio, o Gesù falegname di Nazareth, è una parte della Trinità. Gesù invece dai suoi disperati vuole sapere solo chi è lui per loro. Gesù è il Dio uomo, l’affascinante esperienza del Dio-Carne, è la straordinarietà dell‘incarnazione. E’ il cammino di Dio da uomo, con passi da uomo. Comunque, oltrapassando questa pignoleria letteraria, la domanda resta impegnativa e non penso di poter arrivare ad una risposta chiara e comprensibile…fortunatamente. Gesù è esperienza. Io posso dire che per me Gesù è Respiro, oppure Vita, ma questo non trasmette ciò che è la mia esperienza, o ciò che il Nzazareno è per me. Dio è indescrivibile, “ grazie a Dio!”. Devo usare delle metafore, ma la metafora non è la cosa in se, tenta solo di avvicinarsi goffamente ma comunque resta a debita distanza, soprattutto quando si tratta di descrivere il Trascendente. Io uso parole. Le parole sono un dono immenso, straordinario. Sono poesia, sono astrazione, sono ritmo e musica, sono armonia e bellezza. Sono pezzi di Dio da ordinare con cura. Sono Cielo da amare, ma sono qualcosa di limitato. La parola è una sorta di ordinata facciata che si pone davanti a sentimenti, emozioni, odori, temperature ecc. Dietro, o meglio, dentro alla parola c’è qualcosa. Personalmente non potrei mai parlare con le paole di Piero: “ Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivificante”. Queste sono le parole di Pietro, dette con impeto, quasi con impulsività in un determinato momento. Sono parole dette di getto, che potrebbero avere poco senso agli orecchi di chi ascolta. Queste parole non appartengono al mio tentativo di descriverlo. Cosa vuol dire: “ Sei il Cristo…” A me non spiegano molto, non sono le parole che io userei per parlare del Dio-Uomo. Ciò non toglie che Pietro, nella sua intuizione momentana ha pronunciato parole cariche, piene di emozioni, sentimenti che non possono essere da lui descritte in altro modo. Sono parole piene e non vuote come quelle dette dalla gente: è uno dei profeti”. Sono parole cariche come le nuvole brune di un temporale che sta per arrivare. Nel brano che mi è stato presentato, manca la parte piu’ importante, ovvero il versetto 17: “ BEATO SEI TU, SIMONE,BARIONA, POICHE’ SANGUE E CARNE NON TE LO HANNO RIVELATO, MA IL PADRE MIO CHE E’ NEI CIELI.” Gesù di Nazareth non può essere spiegato o definito, ma ne va fatta esperienza. Le parole di Pietro tentano di spiegare, di dare una forma, un aspetto, ma lo fanno in modo goffo, alla Pietro. Sono parole apparentemente come altre. Non è importante quello che dice ma ciò che sta dentro le parole. Le sue parole sono lotta per descrivere l’indescrivibile. Le parole assumono valore solo se sono vissute, sentite, se hanno energia e sono cariche di emozioni, sentimenti…di vita insomma. Pietro le dice quasi inconsciamente, di getto. E’ il solito frutto dell’irruenza dell’uomo Pietro? No. Gesù di Nazareth è l’uomo che sa vedere oltre quella facciata ordinata che è la parola, ne entra e si nutre delle emozioni che essa racchiude. Sa che sono parole piene di vita. Felice te Pietro, perchè davvero tu hai fatto esperienza del tuo Dio, nonostante tutto. Si’, è questo quello che conta. Lo struggimento per trovare le parole per definire l’indefinibile porta ad un risultato: non quello di trovare le parole giuste per dire o raccontare chi è Dio per me, ma usare parole, qualsiasi parola densa d’esperienza di Dio. Questo è quello che io penso e credo abbia visto il Nazareno nelle parole di Pietro Bariona o figlio del tuono.