16. Ora, nessuno accesa una lucerna la copre con un vaso o (la) mette sotto un letto; ma (la) mette su un lucerniere, affinché quelli che entrano vedano la luce. 17. Perché non c’è cosa nascosta che non diverrà manifesta, né cosa segreta che non sia conosciuta e venga manifesta. 18. Siate attenti dunque a come ascoltate! Perché chi avrà, gli sarà dato, e chi non avrà, anche quello che crede di avere sarà tolto da lui”. (Lc 8, 16-18)
In pochissime righe si accende una catena di problemi che rendono incomprensibile il testo. Manca un po’ di logicità a queste parole dette tra vento caldo e sabbia addosso. Che senso ha specificare cose così banali come quella di dire alla gente dove si deve mettere una lampada. Nessuno ragionevolmente accende la luce per poi coprirla con un vaso capovolgendoglieli sopra, o peggio ancora se la metteva sotto il letto. Un gesto inutile e controproducente visto che una volta la fonte di luce era una lampada che andava con un olio combustibile. C’è il rischio che prenda fuoco tutto. Mi ricordo che nei miei primi mesi di vita a Bauleni, un ragazzino di 12 anni ha rischiato la vita proprio per questo motivo. Una sera si è addormentato con una candela accesa. Forse una folata di vento, un urto involontario nel sonno, e la casa ha preso fuoco rischiando di morire e di bruciare mezzo slum. È stato portato d’urgenza all’ospedale con gravi ustioni su tutto il corpo. Oggi fortunatamente sta bene, ma ha rischiato, ed è quello che si rischiava anche 2000 anni fa, facendo un gesto sconsiderato come quello di mettere una fiamma sotto il letto. A volte si compiono azioni, non solo inutili, ma dannose. Serve usare il buon senso, ovvero, prendere la lampada a olio, appenderla nel gancio che scende dal soffitto di legno, o nel caso di Bauleni, di lamiera, di modo che possa produrre il risultato per cui è stata pensata, cioè fare luce in una stanza. È un richiamo a riorganizzare tutto di modo che le cose abbiano un senso. Dare ad ogni cosa il proprio posto, così che si avverta un minimo di terra calpestabile in direzione della comprensione e della conoscenza. Mettere le cose al proprio posto significa aver capito qualcosa. Si mette la lampada al posto giusto perché chi entra in casa ci veda, ma il Falegname di Nazareth dice: “perché chi entra veda la luce”. Ma come veda la luce? Al limite vedo le cose. Lo scopo di accendere la luce non è quella di guardare una lampadina, o una fiamma, bensì di vedere cos’ho attorno. “Vedere la luce” è come se ci stesse suggerendo una modalità di osservare le cose. Non basta vedere le cose, bisogna vederci sopra la luce. Io la luce non la guardo, mi farebbe danno agli occhi e non avrebbe senso. Guarda invece la luce sulle cose. Accorgiti della luce che si è appoggiata senza peso, senza gravare sulle cose, vestendole di ciò che sono. Un fiore il colore già lo possiede come dono di partenza, la luce mette in evidenza ciò che è. La luce porta a conoscenza le cose. “Vedere la luce” significa accorgersi che ogni cosa è illuminata. Prendere coscienza che la carezza di questa energia illuminante permette di vedere e pone le premesse per poter conoscere e dare un nome ad ogni cosa, nessuna esclusa. Vedere la luce sulle cose. Ci sono due ingredienti che permettono all’essere umano di stemperare la sua paura: la ragione e la fiducia ed entrambe hanno il sapore della luce. Si può camminare anche con una sola di queste componenti ma le due si completano. Non sono nemici, lo diventano con gli estremismi e dogmatismi. Allora non si possono guardare negli occhi. Fede e ragione. Se si mettono le cose nel loro ordine, se ci si sforza di vedere la luce poggiata sul mondo che accoglie i nostri respiri, allora non ci sarà nulla di nascosto e segreto. Ci sarà trasparenza. La luce si poggia anche dentro, non è affare di superfici soltanto. Ma il discorso nel versetto finale pone ulteriori problemi: “fate attenzione dunque a come ascoltate”. Ma come, si parla di luce, di senso visivo e qui viene tirato in ballo un altro senso; quello dell’udito. La luce non è solo questione di vista ma è un atteggiamento di ascolto. Per vedere la luce sulle cose serve ascoltare. Per conoscere non basta leggere, serve guardare e ascoltare e allora prende senso anche quella frase detta per ultimo, che suona come una minaccia, per via di retaggi culturali che vede Dio maestro di avvertimenti che incutono un certo timore. “Perché chi avrà, gli sarà dato, e chi non avrà, anche quello che crede di avere sarà tolto da lui“. Una minaccia? Ma no! Anzi, mi sembra di sentire la voce di Dio dire con un certo sconforto, con smorfie da pianto: “ancora mi credi così! Ma basta!!” Che Dio sarebbe quello che da a chi ha e senza ritegno alcuno toglie a chi non ha? Ma il trucco è proprio questo. Non si tratta di punire chi non ha, bensì di fargli un dono grande. Chi si accorge delle luce sulle cose, entra in una dinamica di conoscenza, e la conoscenza ne genera altra. Siamo chiamati a conoscere per vocazione. La luce fa conoscere. La nostra ragione è al servizio della conoscenza che usata ne genera altra, ecco perché a chi ha sarà dato. Se hai conoscenza, frutto di ragione, di mente pensante, ne avrai altra e altra ancora. Se ne hai, te ne sarà data ancora. È l’effetto della luce sulle cose. Nella seconda parte entra in gioco il dono che pareggia le situazioni e da a tutti le stesse possibilità. “e chi non avrà, anche quello che crede di avere sarà tolto da lui”, non è tirannia o punizione ma aiuto. Se non hai, non possiedi nulla e non è possibile togliere ciò che non si possiede, infatti il Ragazzo di Nazareth dice che sarà tolto “ciò che crede di avere”. Quella che viene tolta è l’illusione, la menzogna, ciò che ci si autoconvince di avere per non essere da meno e per non cadere nella paura, per arresa alla vita. Se non conosci, ti tolgo l’illusione di conoscere per iniziare a farlo davvero. La luce che non ha segreti e rende tutto manifesto, ci toglie dalla menzogna delle nostre illusioni, per cui ci sveglia su ciò che credevamo di avere e non abbiamo mai avuto, per ridare una occasione di costruire cose vere. Intervento divino che sprona l’uomo a conoscere, ad usare la ragione a la sua fiducia (o fede) per accorgersi che ogni cosa è illuminata e il mondo non fa paura. Serva Luce, per non vivere nell’illusione ma continuare credere in un sogno, perché l’illusione è menzogna, il sogno è tensione a ciò che può avverarsi